Nei campi sparsi tra città e piccoli borghi operano oltre tremila società dilettantistiche, animate da quasi seicentomila tesserati. Ogni weekend centinaia di partite dà forma a una vera rete sociale: più di diecimila incontri ufficiali all’anno che muovono un indotto di circa centocinquantamila euro tra quote di affiliazione, tesseramenti e contributi pubblici. Ogni gara racconta la speranza di un under 19 che sogna un’occasione e il legame di un intero quartiere dietro una stessa maglia. In queste pagine scopriremo come funziona la piramide dilettantistica – dalla Serie D ai campionati provinciali – analizzando regole, organizzazione territoriale, costi di gestione e, infine, il fenomeno delle scommesse.
Immaginiamo un sentiero che parte dai campi di quartiere e arriva fino alla Serie D: qui si sfidano 162 squadre divise in nove gironi da 18 club. Solo chi taglia per primo il traguardo guadagna la Lega Pro, mentre le ultime tre vengono “retrocesse” all’Eccellenza.
Nell’Eccellenza, con i suoi 28 gironi e circa 648 squadre, ogni vincitore sale direttamente, i secondi si giocano la promozione nei playoff di maggio e le ultime tre perdono il pass per la Promozione.
Scendendo ancora, la Promozione (livello 6) tocca quota 2.700 club, organizzati in 105 gironi; qui il primo classificato balza direttamente in Eccellenza, la seconda affronta i playoff e le ultime tre perdono il posto in Prima Categoria.
In Prima Categoria (livello 7) si muovono più di 4.500 squadre in 191 gironi provinciali: la squadra al vertice fa il salto in Promozione, mentre le posizioni più basse si contendono la permanenza attraverso playout.
Ancora più sotto, la Seconda Categoria (livello 8) vede all’opera 7.000 club in 294 gironi, con promozione riservata ai vincitori e playout tra penultimi e ultimi.
Infine, nella Terza Categoria (livello 9) oltre 8.000 squadre si affrontano in 375 gironi: i campioni di ognuno accedono alla Seconda Categoria, e occasionali ripescaggi compensano le rinunce nei tornei superiori. Questa struttura, pur mantenendo identità locale, offre a ogni società la possibilità di sognare la promozione, alimentando un sentimento di competizione che attraversa l’intera penisola.
Questi enti collaborano per iscrizioni, omologazioni, calendari, designazione arbitri, sanzioni disciplinari e supporto organizzativo, garantendo coerenza tra i livelli nazionale, regionale e provinciale.
Gestire un club dilettantistico implica sostenere costi di esercizio anche modesti, ma imprescindibili. L’iscrizione in Terza Categoria si aggira intorno a €1.000 all’anno; in Serie D sale fino a €10.000. Ogni tesseramento costa circa €60: un club medio con 25 giocatori spende €1.500 solo per i badge FIGC. Gli arbitri percepiscono emolumenti di circa €200 a partita, cifra che incide per il 10 % sul budget mensile di un club di Promozione. Gli impianti devono rispettare standard minimi: campo omologato con illuminazione a 200 lux, spogliatoi conformi, certificati di agibilità validi. Prima di settembre ogni società presenta all’ente locale la planimetria e il certificato di agibilità; senza questi documenti non si ottiene la licenza.
Il bilancio annuale richiede una dichiarazione puntuale delle spese e dei ricavi entro il 30 settembre. I ricavi tipici provengono da sponsor locali (in media €5.000 a stagione per club di media categoria), contributi comunali fino a €3.000, incassi da bar e merchandising (circa €2.000). Un club di Promozione italiano chiude il bilancio mediamente a €50.000 di fatturato: il 20 % è destinato alle trasferte, il 15 % a materiali e divise, il 10 % alla manutenzione del campo. Il professionismo è vietato: nessun contratto oltre pocket money, con un limite di €500 mensili per compenso a forfait. Questa struttura finanziaria “leggera” richiede trasparenza e controllo, pena sanzioni o esclusione dai tornei dilettantistici.
L'organizzazione interna di un club dilettantistico si regge su figure chiave. L’allenatore titolare, in possesso di diploma UEFA B o patentino FIGC regionale, guida tatticamente la squadra: prepara allenamenti e stila convocazioni settimanali. Il direttore sportivo coordina scouting e rapporti con club professionistici, monitora giovani prospetti e gestisce eventuali cessioni per generare liquidità. Il preparatore atletico, con laurea in scienze motorie, esegue test di efficienza fisica: nel 2024/25 ha coinvolto oltre 500 atleti dilettanti in prove di velocità e resistenza. Il massaggiatore o fisioterapista interviene su infortuni lievi, riducendo i tempi di recupero di almeno il 30 % rispetto agli anni precedenti. Dirigenti e volontari assicurano il funzionamento quotidiano dei club: si occupano di segreteria, gestione magazzino, pulizie e assistenza eventi, coprendo oltre 1.000 ore mensili di servizio gratuito complessivo.
Pensiamo alle scommesse amatoriali come a un piccolo mercato in fermento: in Serie D la vittoria interna vale tra 2,00 e 2,50, muovendo ogni girone circa €80.000 all’anno. In Eccellenza, con quote intorno a 2,50–3,00, il giro scende a €35.000, mentre in Promozione e Prima Categoria (quote 3,00–4,00) si parla di circa €10.000. Nei campionati provinciali (Seconda e Terza Categoria) le quotazioni toccano anche 5,00, ma il volume non supera i €5.000 per girone. FIGC e LND tengono sotto osservazione ogni singola puntata: nel 2024 sono scattate 25 indagini e 10 squalifiche, a tutela del fair play locale. Parallelamente, negli ultimi anni si è osservata una crescente attenzione verso operatori internazionali: la nostra analisi sui Siti Scommesse Non AAMS esplora rischi, vantaggi e regolamentazioni del fenomeno.
Immaginiamo il calcio amatoriale come un organismo vivo: una piramide che sostanzia oltre 3.000 club e 600.000 tesserati, dove ogni promozione e retrocessione è un battito che ne mantiene il ritmo. FIGC e Lega Nazionale Dilettanti tessono la trama di 19 livelli, coordinando regioni e province con cura quasi artigianale. Dietro a ogni squadra ci sono allenatori certificati, dirigenti instancabili e volontari che, silenziosi, orchestrano il quotidiano: dalle pratiche di tesseramento alle verifiche degli impianti, nulla viene lasciato al caso. I costi, da quelli per i badge federali alle luci dello stadio, obbligano a calcolare ogni euro, ma spingono i club a trovare risorse proprie: sponsor locali, cene sociali, pacchetti matchday reiterati. Persino le scommesse, ben monitorate, entrano nel circolo virtuoso, offrendo un sostegno economico e mantenendo vivi i tifosi. Anche i riflessi delle competizioni internazionali si fanno sentire: i cambiamenti nel formato della Champions League stanno spingendo alcuni club dilettanti a rivedere le proprie ambizioni e strategie di sviluppo. Così, nonostante l’estro amatoriale, questo sistema continua a innervare il calcio italiano, fungendo da fucina di talenti e partner imprescindibile per la società sportiva nazionale.